Mancano pochi minuti, forse sei, forse sette. Accanto a me sul lato destro c’è un fratello granata che non conosco eppure siamo attaccati. Mi abbraccia e dice : ”pensa positivo” come se mi conoscesse da una vita e sa che dentro di me la paura è tanta. Lo guardo, sorride, davvero crede a quel che dice. Io ho paura e davanti a me iniziano tutti a guardarsi intorno. Sta succedendo! Questa volta sta succedendo davvero! Nel corso della partita ho conosciuto, senza sapere i loro nomi ovviamente, almeno dieci persone. Con loro ho condiviso tutto quello che si può condividere in una partita del genere. Attimi di panico quando a meno di tre metri sono esplose le bombe carta. Oppure l’odore della birra che, fuoriuscita dalla bottiglia dopo un lancio incredibile, si sfrantuma davanti a noi. E poi la coltellata al cuore alla punizione di Pirlo. Una ragazza carina ci dice che è arrivata da Londra solo per vedere il derby. Avrà 25 anni e un sorriso che ti riempie gli occhi e che quasi non ti fa notare la sua timidezza. Però oggi siamo fratelli e sorelle. Vicino a lei un ragazzo con i riccioli vestito tutto di nero e con gli occhiali da vista, una sorta di nerd simpatico che come me ha paura di parlare per non portare sfiga. Vicino a lui invece una famiglia con una piccola che avrà si o no cinque anni. Insieme alla ragazza che arriva da Londra ci sono un paio di coppie che per tutto il tempo cantano, si stringono, gioiscono al primo gol di Darmian e poi esplodono al gol di Quaglia. In quel bellissimo delirio che è capitato per tre volte in novanta minuti ci siamo mischiati. Abbiamo fatto l’amore con l’amore. È stato così bello che oggi dovrei inventare una parola nuova per descriverlo ma non ne sono capace e sinceramente non mi interessa nemmeno farlo. Abbiamo fatto l’amore con l’amore e chiamatemi pure pazzo, esagerato o maniaco ma ieri in quello stadio non si stava giocando solo una partita – o meglio forse per i calciatori si, per tutti i cameramen, per gli steward e per la polizia. Per noi però no. Noi stavamo aspettando questa sensazione da anni. Una sensazione che abbiamo costruito giorno dopo giorno, anno dopo anno. Minuto dopo minuto e secondo dopo secondo. Alcuni di noi, non avevano mai visto il TORO vincere un derby. L’avevamo sempre immaginato ma solo ora mi rendo conto che quel pensiero non era nulla. È quando mancavano forse sei o forse sette minuti, beh, io mi sono guardato intorno e ho visto il popolo granata che aveva già capito tutto. Anch’io, anche se con tanta paura, avevo già capito tutto. E poi quei sei o sette minuti sono andati via dopo tre ore e quando Tagliavento ha fischiato la fine abbiamo fatto nuovamente l’amore con l’amore. Mi vergognavo un po’ a far vedere le mie lacrime poi ho alzato gli occhi al cielo e ho urlato forte, così forte che le nuvole si son spostate quasi. Ho guardato tutti i miei nuovi amici. Stavamo tutti piangendo. Una di quelle coppie si è data un bacio che nemmeno in un film puoi vederlo. La ragazza di Londra si è buttata tra noi e ci siam voluti bene come se ci conoscessimo da una vita. Ho stretto così tanto forte il ragazzo del “pensiero positivo” che probabilmente qualche danno gli avrò fatto. E poi mille sorrisi e mille lacrime hanno fatto il resto. Nessuno potrà toglierci questa emozione, nessuno. Questo è amore mischiato a lacrime.       


Gianluca Vitale, nato a Torino nel vicino 1980. Figlio di meridionali cresce in una casa senza nemmeno un 

tifoso del Toro. Si innamora del Toro in un giorno di pioggia. Documentarista e cantante. Amante di terre lontane America e Asia tra le sue follie.


Toro-Juve 2-1: vent’anni dopo

Toro, ecco il Palermo: nel segno di Iachini